Situato a circa 400 metri s.l.m., Scala è il paese più antico della Costiera Amalfitana.
Scala è costituita da sei contrade il cui punto accentratore è costituito quasi sempre da una chiesa: Centro, Minuta, Pontone, Campidoglio, Santa Caterina e San Pietro. Il toponimo Scala deriverebbe dalla conformazione del terreno, quasi tutto in pendio e coltivato a gradini, interno alla vallata scavata dal torrente Dragone.
E come ogni paese che si rispetti anche Scala ha la sua leggenda di fondazione strettamente legata all’Impero Romano. Secondo il Chronicon Amalfitanum, un gruppo di famiglie patrizie romane, intorno al 339 d.C., per una improvvisa tempesta si rifugiarono, nella rotta tra Roma e Costantinopoli, in questi territori fondando così Amalfi, Scala ed altri paesi della Costiera. Scala era facile da proteggere ma molto difficile da espugnare: addossato a monti alti e scoscesi, il paese è protetto ad est dal promontorio di Ravello. Nel corso della massima espansione della città di Amalfi, poiché non era possibile creare nuovi rioni o borghi nei pressi immediati della città, gran parte della popolazione in eccesso si stabilì nei paesi satelliti, di cui il principale era Scala.
Nel Medioevo fu uno dei principali baluardi del territorio amalfitano. Venne distrutta nel IX secolo e fu interamente ricostruita e fortificata, passando così a un periodo di grande prosperità concomitante con lo splendore di Amalfi.
Un antico documento di Carlo D’Angiò rende nota l’esistenza di due castelli nel territorio scalese: il primo, del quale restano tracce su una vetta ad oltre 1000 metri di altezza, era denominato castrum Scalae Maioris, e l’altro, i cui resti sono ancora visibili nella frazione chiamata Pontone, era detto castrum Scalellae.
Fu sede vescovile dal 987 al 1818.
L’antica chiesa cattedrale di Scala era la parrocchia della SS Annunziata sita in Minuta.
A Scala nacque Fra Gerardo Sasso nel 1040, fondatore dell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri, poi conosciuti come Cavalieri di Malta, dichiarato beato dalla Chiesa Cattolica.
Nel 1073, dopo un lungo assedio, fu incendiata da Roberto il Guiscardo; subì, poi, saccheggi e distruzioni ad opera dei Pisani, delle truppe di Ottone Brunswich (1210) e dei Siciliani dopo il famoso Vespro (1283).
Scala aveva al pari di altre città del regno un sedile di gente patrizia illustre e distinta. In essa vi erano ascritte le nobilissime famiglie D’Afflitto, Sasso, Bonito, Coppola, Imperatore, Alfano, Mansella, Bonello etc.
L’accumulo di risorse finanziarie, assicurato sia dal cospicuo incremento delle attività mercantili, sia dall’ampio coinvolgimento delle famiglie locali nell’amministrazione finanziaria del regno sotto gli Svevi e i primi sovrani angiomi, alimentò una intensa attività artistica, finalizzata a soddisfare in primo luogo le richieste della Chiesa, ma anche le esigenze di lusso e di autorappresentazione di un ceto aristocratico particolarmente sensibile, per consuetudini di vita, alle raffinatezze del mondo arabo e bizantino. Quel che sopravvive, tra distruzioni successive e manomissioni, è sufficiente per apprezzare la peculiarità degli orientamenti artistici in auge nell’intero comprensorio.
Nei tempi floridi e remoti questa nobilissima città conteneva nel suo vasto territorio ben 130 chiese e cinque monasteri, di cui oggi rimane attivo solo quello di clausura delle religiose del SS Redentore, istituito da S. Alfonso de’ Liguori.
Verso il XIV secolo la nobile e ricca famiglia Frisari ampliò a sue spese nel centro abitato la attuale cattedrale a tre navate in onore di San Lorenzo martire, protettore di Scala, con il prospiciente palazzo vescovile, oggi Palazzo Mansi.
Le continue rivalità e guerre tra le famiglie patrizie di Scala e tra queste e quelle di Ravello, insieme alla peste del 1528 portarono ad un periodo di decadenza di questa città opulenta e nobilissima.
Scala riacquistò popolarità nel Settecento ed Ottocento quando divenne una tappa obbligata del Grand Tour in voga tra gli intellettuali di quell’epoca soprattutto per i suoi paesaggi e le sue numerosissime chiese. Ancora oggi questi paesaggi sono indescrivibili: salendo su a Contrada Campidoglio si arriva ad una scalinata che sale verso il punto più alto della montagna, offrendo uno scenario strepitoso su Amalfi.
E’ quindi un paese dalla storia millenaria, ricco di monumenti di gran pregio sia dal punto di vista artistico che storico, potendo, inoltre, vantare un patrimonio naturalistico fatto di immensi boschi di castagni, la lussureggiante vegetazione della Riserva Naturale della Valle delle Ferriere, i terrazzamenti coltivati a limoni e pomodorini del piennolo.
Di proprietà della famiglia Mansi è l’ex palazzo vescovile di cui si apprezza il cortile interno con il loggiato a due piani e l’interessante pavimento in maiolica della Cappella Ovale.